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lunedì 28 aprile 2008

Ancora morti bianche


Il 22 aprile sei morti, forse è un primato. La cronaca quotidiana dal mondo del lavoro è ridotta a bollettino di guerra. Anzi, se potessimo godere di una ‘cronaca’ almeno corretta, ci andrebbe già di lusso, e forse non assisteremmo all’ incessante stillicidio cui non si vuol porre fine.
Invece, tutto quello che abbiamo a disposizione sono le veline di regime, quelle che cianciano di ‘incidenti’, bestemmiano di ‘fatalità‘, sproloquiano di pronti rimedi e profondo cordoglio. Balle. Una volta, alle baracche del tiro a segno delle fiere di paese, con un soldo compravi tre tiri per buttare giù il bersaglio. Oggi, nell’alienazione omicida della vita quotidiana, per risparmiare cinquanta euri maciulli due lavoratori. Sull’inarrestabile giostra del profitto, un lavoratore vale quanto un omarino di pezza da buttare giù per un soldo.
L’articolo che segue chiarisce bene il concetto. E’ apparso sul
‘il manifesto’ di domenica, 20 aprile, parla dei morti della Masterplast di Cornate. Non firmato, l’ha scritto un tecnico della sicurezza sul lavoro.
Un estrusore per materie plastiche è sostanzialmente un recipiente in cui la materia plastica, rammollita a seguito di un preventivo riscaldamento, viene messa in pressione (in vari modi) e poi viene fatta passare attraverso una «filiera» che la trasforma in materiale estruso, cioè filiforme, per essere poi avviata a successive lavorazioni.
Per chiarire meglio il concetto: avete presente quando chiedete il macinato per il ragù al macellaio. Cosa fa ? Prende la carne, la mette in un macinino (rammollimento della materia plastica) e poi la fa passare attraverso un disco pieno di fori (estrusione) da cui esce la carne macinata, ridotta a ’spaghetti’.
In un estrusore per materie plastiche per ottenere lo stesso effetto della carne macinata occorrono pressioni elevatissime (300 atmosfere, cioè 300 volte la pressione che subiamo vivendo sulla terra ogni giorno). Ovviamente tutto il macchinario che raggiunge tali pressioni deve essere dimensionato (cioè progettato) per sopportare tali pressioni. E in genere lo è, se no alla prima occasione esploderebbe. Anzi il macchinario viene progettato con coefficienti di sicurezza almeno due volte quelli di lavoro“. “Se la pressione massima prevista - «nominale» - è di 300 atmosfere, viene progettato per resistere a 600 atmosfere. Se però, per qualche motivo (ad esempio la filiera di cui sopra si intasa e non permette più la fuoriuscita del materiale), la pressione all’ interno dell’ estrusore supera non solo la pressione nominale (300 atmosfere secondo l’esempio di sopra), ma addirittura quella di progetto (600 atmosfere), è necessario prevedere sistemi di controllo per evitare i rischi di esplosione dell’estrusore.
Per tale motivo su tutti gli estrusori, immediatamente prima della filiera, viene posizionato un pressostato (uno strumento che misura la pressione), collegato elettricamente al quadro elettrico che comanda la macchina. Se la pressione misurata dal pressostato supera quella nominale, esso invia un segnale elettrico al quadro di comando che, oltre a generare un segnale di allarme (sirena), ferma tutta la macchina per evitare che la pressione nominale continui ad essere superata e si arrivi alla pressione massima di progetto e quindi al rischio di esplosione. Non solo: il pressostato e il quadro di comando devono essere realizzati in maniera tale che se il pressostato e/o il quadro di comando subisce un’avaria, la macchina venga comunque fermata.
Dopo la spiegazione che vi ho dato è chiaro che quella di Monza non è, ancora una volta, «una tragica circostanza», ma una voluta omissione delle normative di sicurezza. L’esplosione di un estrusore può avvenire solo se il quadro di comando della macchina è stato volutamente manomesso per evitare che il pressostato fermasse il macchinario nel caso fosse superata la pressione nominale di lavoro. Ciò generalmente viene fatto perché il pressostato (che costa circa 50 euro) si guasta e ferma in continuazione la produzione. Costa molto meno manomettere il quadro di comando che fermare la produzione o cambiare il pressostato.
Se va bene si risparmiano 50 euro, se va male muoiono due persone . . .

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