Nella strage della ThyssenKrupp, 25 giorni di agonia erano serviti per por fine alla vita di sette lavoratori. In quella del depuratore di Mineo, provincia di Catania, questa mattina ne sono morti sei in un colpo solo. Uccisi dalle esalazioni tossiche sprigionatesi dalla vasca che stavano pulendo, nell’ennesimo ‘incidente’ - avrete anche stavolta il coraggio di chiamarlo ‘incidente’?! - molto simile a quello che tre mesi fa a Molfetta costò la vita ad altri quattro operai.
Quelli di Torino, ammazzati dall’avidità privata. Questi di Catania, ‘terminati’ dalla scelleratezza di un settore pubblico che non si perita di sperperare cifre astronomiche nelle follie più inverosimili, ma con tutta evidenza si fa invece scrupolo di spendere qualche centinaio di euro in mascherine, se si tratta di tutelare la vita dei poveri cristi. Dal Piemonte alla Sicilia, dal pubblico al privato.
Anche se è scomparso dal Parlamento, il rosso dovrebbe essere il colore simbolo di questo nostro sempre più sciagurato Paese: il rosso della vergogna, il rosso della rabbia.
Quattro delle vittime erano impiegati comunali: Giuseppe Zaccaria, 47 anni; Giovanni Natale Sofia, 37 anni; Giuseppe Palermo, 57 e Salvatore Pulici, 37. Gli altri due lavoravano per un’impresa privata: Salvatore Tumino di 47 anni e Salvatore Smecca. Sono morti tenendosi abbracciati. Hanno cercato disperatamente di salvarsi l’un l’altro. Sono morti da fratelli.
Quattro delle vittime erano impiegati comunali: Giuseppe Zaccaria, 47 anni; Giovanni Natale Sofia, 37 anni; Giuseppe Palermo, 57 e Salvatore Pulici, 37. Gli altri due lavoravano per un’impresa privata: Salvatore Tumino di 47 anni e Salvatore Smecca. Sono morti tenendosi abbracciati. Hanno cercato disperatamente di salvarsi l’un l’altro. Sono morti da fratelli.
Per inciso, non conosciamo ancora neanche i nomi degli altri quattro caduti oggi sul lavoro nel resto d’Italia. La strage ha fatto lo straordinario in Sicilia, ma non ha dimenticato di svolgere comunque il compito quotidiano: il totale, oggi, è di dieci morti.
Il presidente del Consiglio esprime cordoglio e spedisce in loco il ministro del Lavoro: quel Sacconi teorico della deregulation che sta dando tutto sé stesso per distruggere il potere contrattuale dei lavoratori.
Il presidente del Consiglio esprime cordoglio e spedisce in loco il ministro del Lavoro: quel Sacconi teorico della deregulation che sta dando tutto sé stesso per distruggere il potere contrattuale dei lavoratori.
Quel Sacconi che non ha fatto in tempo a sedersi sulla nuova poltrona, e subito ha palesato la propria volontà di modificare il testo unico sulla sicurezza, che “non può essere sostenuta da odiosi incrementi di adempimenti formali e da sanzioni sproporzionate”. Farebbe molto meglio a starsene a casa. Ma saremo bipartisan, corretti, pacati, moderati. Anche il principale esponente dello schieramento a sé stesso avverso, il capo del Pd Walter Veltroni, si accorge davanti ad una tragedia simile che: “lavorare non deve voler dire morire e quando succede significa che tante cose non hanno funzionato“. Bene, ora accorgetevi anche che ogni santo giorno muoiono in media tre operai, e ogni santo giorno il vostro pensiero corra “ai lavoratori ed alle loro famiglie”, non solo quando succede il botto. Saremo bipartisan corretti pacati moderati.
Se non riescono, a dispetto dei fiumi di denaro pubblico che sprecano, ad assicurare una vita un minimo decente alla gente che lavora, anzi: una vita e basta, allora che se ne vadano. Tutti. Que se vayan todos.
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